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Alfredo Colleoni

Nato a Bergamo nel 1963, vive e lavora a Curno. Nel 1987 si diploma in pittura all'Accademia di Brera di Milano, con direttore Andrea Cascella. Negli anni ha svolto ruoli di docenza in materie artistiche nei licei e ha condotto corsi di pittura nelle scuole primarie. La marcata ascendenza artigianale lo ha portato a lavorare a progetti nell'ambito ceramistico, gastronomico e del design di oggetti. Dal 2010 gestisce in proprio una falegnameria.

Nel 1985, ancora studente, scopre l’incisione nel corso tenuto a Brera da Angela Occhipinti e Xiao Chin. Da allora ha elaborato diverse serie di opere realizzate con le tecniche dell'incisione e della stampa calcografica.

L'approccio sperimentale ed estemporaneo, unito al desiderio di trasmettere un senso di trascendenza della vita, sono i due cardini su cui muove la propria poetica artistica. Lo studio delle tradizioni millenarie e la fede assoluta nella natura si combinano nei suoi quadri per comporre scenari onirici che rimandano ad epoche arcaiche e a dimensioni straordinarie.

Artista dalla vena meditativa intensa, tesa verso una ricerca non solo formale e strutturale, ma soprattutto spirituale. Assorbito in un profondo percorso gnostico, il plasma artistico di Alfredo Colleoni si dirama in due itinerari paralleli, uno sviluppato attraverso opere di incisione, l’altro realizzato in composizioni di monotipi.
Ciò che differenzia queste due tecniche e che, fatalmente, diversifica l’approccio emozionale e esoterico dell’artista è il Tempo. Il tempo dell’incisione consiste in una dimensione lunga: è insieme, il tempo del rigore e della riflessione, un meticoloso procedimento che induce all’astrazione ed alla sintesi. Nondimeno, ciò che maggiormente distingue l’opera di Alfredo Colleoni, e che ne definisce l’essenza costruttiva, è una ricerca interiore, estenuante, di elevazione spirituale. L’immagine si rivela agli occhi dello spettatore come un cromatico intarsio di elementi iconografici diversificati, ma soprattutto rivela il percorso iniziatico della Gnosi.

È l’ordine compositivo a risolvere gli accordi e le dissonanze dell’opera, il quale, infatti, non può essere ragionato classicamente, ma va sezionato, destrutturato e poi ricostruito elevando le memorie della narrazione al pensiero della conoscenza dell’Assoluto.

Se, come si è già detto, è il Tempo ad imprimere la modalità di espressione dell’artista, il Tempo dei monotipi è il tempo dell’Informale, rapido, irripetibile, privo di controllo razionale, ma sufficiente a trasferire in opera la pienezza di una soggettività carica di vissuto e rivolta alla conoscenza salvifica.

Nello spazio bidimensionale delle opere più recenti, la matericità informale, che spesso rimanda a memorie del naturale, si fa sempre più rarefatta liberando via via il reticolo delle macchie vegetali, fino a lasciar dominare gli spazi delle trasparenze pittoriche. Le velature, strutturate comunque attraverso una lirica razionalità, celebrano la sapiente modulazione delle campiture cromatiche e diventano esse stesse culmine della rappresentazione.

Il colore che si dilata oltre la tramatura lascia lo spettatore libero di godere di una visione emozionale ed in questa magica sospensione, l’artista ci conduce verso profonde riflessioni visive se non addirittura verso una forma di conoscenza totale, in grado di trascendere ogni dicotomia esistenziale, restaurando l’unità perduta nell’autorealizzazione del sé individuale nel sé universale.






IL VELO
Monotipo, stampa a rilievo e patine a olio su carta Kraft avana, cm 51x51, 2024
Testo di Maria Guerriero

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