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Giovanni Iudice

Giovanni Iudice , autodidatta, nasce nel 1970 in Sicilia, nella città di Gela dove vive e lavora. Sin da ragazzo, predilige il disegno e poi inizia a dipingere. Nel 1991, importante fu l'incontro col gallerista ragusano Cassiano Scribano (suo scopritore), con il quale inizia una collaborazione per le prime mostre personali in Sicilia e poi nel resto d'Italia. Nel 1998, realizza la sua prima personale di disegni, alla Galleria Repetto e Massucco di Acqui Terme, ove viene presentato da Maurizio Fagiolo Dell'Arco, massimo studioso di Balla e De Chirico. E' del 1997, l'esecuzione del dipinto Vincenzo , che lo porterà a seguire sempre più successi nell'antico linguaggio della pittura. Diversi i critici che lo hanno portato al pubblico internazionale: alla Biennale di Venezia del 2011 (invitato da Vittorio Sgarbi per l'opera “Umanità), presenta una tela mai dipinta fino a quel momento dall'artista su un grande formato per il tema dell'immigrazione in Sicilia. In quegli anni, The Art Newspapers di Londra, lo recensisce tra le nuove “gemme italiane” (Cristina Ruiz); viene invitato al Museo Gamec di Bergamo da Giacinto Di Pietrantonio per la mostra Il Bel Paese, Etiche ed Estetiche dell'arte italiana, in cui, trecento anni di storia dell'arte italiana, lo vedono nelle sale espositive tra Cattelan e Francesco Guardi. L'artista, ha quasi sempre vissuto in Sicilia, sullo sguardo della luce mediterranea, tra Gela e la Val d'Ippari, antico e sperduto territorio al contempo. 

C'è un elemento ricorrente, come un'ossessione, una specie di fil rouge , nelle opere dei pittori siciliani: la luce. E lo conferma appieno proprio la poetica di Giovanni Iudice, che non a caso predilige, nei suoi chiarissimi dipinti, i mattini luminosi, i riflessi del sole sulla superficie mutevole dell'acqua, le spiagge inondate di calda luce mediterranea, gli scogli dalla superficie specchiante e levigata. Mare e cielo di Sicilia si uniscono fondendosi l'uno nell'altro, e aria e luce sono un'unica sostanza. In questa luce assoluta e meridiana si consumano le piccole storie di Iudice. La vita di uomini comuni e senza nome trascorre, placida e serena, nella felicità, per esempio, di una calma giornata d'agosto, sulla sabbia bollente tra sedie a sdraio e colorati ombrelloni, oppure nell'intenso piacere di un tuffo, dove il corpo può dolcemente perdersi e quasi naufragare nella bianchissima spuma dell'acqua marina. Lo vediamo in questo dipinto, dal taglio fortemente fotografico, dove alcune persone, dopo essersi tuffate nel mare, danno vita a una danza in cui viene finalmente recuperata l'ancestrale armonia tra l'uomo e la natura, tra madre e figlio. E l'acqua, con le sue trasparenze e le sue abissali profondità, richiama il liquido amniotico, l'ambiente primordiale dove ha origine ogni vita e in fondo ogni luce. Come tutti i pittori siciliani, da Antonello da Messina a Piero Guccione, passando per Francesco Lojacono, Iudice fa parlare la luce, e con essa trasforma – nella dimensione della pittura – ogni attimo di vita in prezioso cristallo.





IL TUFFO
Olio su tela, cm 100 x 135, 2023
Testo di Michele Lasala

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