Ilia Tufano
Ilia Tufano vive e lavora a Napoli, dove ha fondato e cura l’attività espositiva e culturale di Movimento Aperto. Laureata in Storia dell’Arte con una tesi sul “De prospectiva pingendi” di Piero della Francesca, si è interessata alla problematica dell’arte contemporanea, frequentando presso l’Università di Roma i corsi di Nello Ponente e di Giulio Carlo Argan. Espone dal 1988. ha insegnato presso il Liceo Artistico Statale di Napoli. È redattrice di Porta di Massa, laboratorio di filosofia. dove ha pubblicato nel fascicolo SEGNO 2020: Il pennello, l’inchiostro, il vuoto, nel segno di Shi T’ao.
Le sue più recenti personali: nel 2018 Sensibili Scritture a cura di linda Irace e con un testo di Dario Giugliano presso La Sala delle Terrazze in Castel dell’Ovo, Napoli e Di/segni di Parole a cura di Alfonsina Caterino presso Lo Studio Leonardi zu spat?, Roma. Nel 2022 ad Elda (Alicante), Museo Del Calzado, Fuoco a cura di Carlos Salas. Ed infine nel 2024, Fuoco All’Orizzonte prima al Mac di Guarcino (FR) con un testo di Carlo Bugli e poi al Civico 23 di Salerno, con un testo di Cristina Tafuri.
Nella simbologia il fuoco è l’elemento che sembra avere vita propria poiché brucia, riscalda e illumina, ma può anche portare dolore e morte. Poiché è l’unico tra gli elementi che l’uomo sia in grado di produrre, gli venne attribuita un’origine sacra, e molti miti lo descrivono come un bene che originariamente era posseduto solo dalle divinità e che in seguito fu rubato a vantaggio degli uomini.
A questa idea del fuoco si riferisce Ilia Tufano in questi ultimi lavori che rappresentano un diario intimo e personale di emozioni e di sensazioni. L’oggetto della sua visione, il punto di partenza della sua ricerca è l’esaltazione della libertà del colore che vibra e si addensa gioioso o si stempera in passaggi più raffinati. Ed è proprio la raffinatezza la caratteristica dell’operazione pittorica di Ilia Tufano. Queste sue piccole opere si dispongono come preziose teche, il cui supporto è la seta che avvolge e fa scivolare il colore, ricamando quasi le impressioni che l’artista riprende dall’esistente. La sua non è una pittura gesticolata e squillante ma una sapiente costruzione di luce, un dosaggio ritmato di vibrazioni che l’artista trasmette nelle sue opere. Nello scivolare il colore rosso, nelle sue diverse tonalità, sulla seta, si avvolge e si modula in crepe visive, sofferte visioni di una realtà che sembra pacificata in superficie, ma che a ben vedere, richiama il magma di esplosioni telluriche, di fuochi che con mano addestrata l’artista sa calibrare creando sensazioni tattili-visive. In questi piccoli lavori il colore diventa quasi materia sostanziosa, un colore che crea movimento, che si snoda rapido, puro, racchiuso in antichi incunaboli che registrano l’angoscia esistenziale, quel fuoco all’orizzonte che illumina l’operato umano volto a distruggere i mali del mondo distruggendo se stesso, l’inquietante trasformarsi della realtà sotto la travolgente spinta tecnologica. Il senso drammatico del nostro tempo viene reso con accesi colori del dramma. Ecco che il fuoco, le sue simbologie e metafore diventano, nell’elegante raffinatezza segnica, un dialogo o un bisogno di nascondere, in qualche modo, un vuoto di realtà. A questi lavori si affianca anche una serie di libri d’artista, tra i quali l’opera “Fuoco-focolare”, e questa disposizione aperta, in cerchio, richiama una sorta di focolare, poiché nella simbologia i due termini, fuoco e focolare si equivalgono e quest’ultimo viene interpretato come il centro simbolico della casa e della vita familiare. Ed ecco allora che Ilia Tufano cerca, in questo sottile dualismo di distruzione e vita, riconquistare il senso di una perduta innocenza, cercare, per quanto possibile, nell’uomo una dimensione spirituale, soffocata tra devastazioni naturali e guerre. Quel fuoco all’orizzonte non dovrebbe essere quello dei bombardamenti sempre più frequenti, ma quello di una luce che aiuti l’uomo ad uscire fuori dalla caverna.
FUOCO ALL'ORIZZONTE
Inchiostro di China su seta pura, cm 26 x 42, 2023
Testo di Cristina Tafuri
