Mattia Barbalaco
Mattia Barbalaco nasce a Vibo Valentia nel 1999. Nel 2018 si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, e consegue il diploma di Pittura con il massimo dei voti. Narratore singolare e di indiscutibile abilità tecnica, Barbalaco immerge lo spettatore in una narrazione in cui molteplici filoni si svolgono misteriosamente. Gli interessi coltivati dall’artista fin dall’infanzia, quando era un abile burattinaio, forniscono indizi sulle radici della sua straordinaria immaginazione; i suoi dipinti appaiono spesso come scenografie teatrali per le sue figure, complete di oggetti di scena, animali e uccelli. L’azione a volte può sembrare sconcertante, ma c’è comunque la sensazione che, per quanto inquietante, complessa o sensualmente carica sia l’atmosfera, gli spettatori riescono sempre a riconoscere le emozioni in gioco.
Corpi nudi, ambienti angusti, atmosfere sospese e misteriose, figure incappucciate, suore sfacciate, volti impenetrabili e sguardi di ghiaccio, piccole storie dentro notti ammantate di luce lunare. Di tutto questo è fatto l’universo mentale di Mattia Barbalaco. Egli persegue un simbolismo colto e sofisticato, muovendosi sulla scia della grande tradizione figurativa italiana e nordica, e che trova estrinsecazione in immagini pervase da metafisiche e sospese atmosfere. In queste fanno la loro comparsa – come in un teatro di burattini – le morbide figure di Barbalaco, che ricordano, nelle loro forme definite e polite, circoscritte dentro una linea sinuosa e carezzevole, qualcosa di Cambiaso e dello Spadarino. “Asanimasa”, il titolo di quest’opera, sembra quasi uno scioglilingua, una parola incomprensibile, quasi presa in prestito da una lingua antica e perduta, ma che se guardata con attenzione scioglie ogni possibile dubbio. “Anasimasa” nasconde infatti al suo interno la parola “anima” (A-sa-NI-si-MA-sa) e nello stesso tempo allude al velo di Maya; quel velo che ostruisce la visione e non permette di vedere il mondo nella sua essenza. Conoscere l’anima del mondo, e conoscere la propria, significa dunque squarciare quel velo e penetrare dentro il mistero della realtà: esattamente come fa questa fanciulla che – nuda, come nuda è la Verità – squarcia la spessa tenda e getta il suo sguardo dentro l’abisso del Senso.
ASANISIMASA
Olio su tela, cm 43 x 75, 2023
Testo di Michele Lasala
