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Pietro Bandini

Pietro Bandini vive e sperimenta attorno a Parma. La sua personale ricerca dell’immagine tende sempre a privilegiare l’aspetto umano e quello emozionale. Da anni conduce una personale ricerca dell’immagine volta non a riprodurre quello che i nostri occhi possono vedere, ma a fotografare quello che i nostri occhi possono immaginare. Le suggestioni dalle immagini evocate accompagnano lo spettatore all’interno delle proprie personali emozioni, rivelando così un ventaglio aperto di possibilità percettive. Paesaggi della memoria estranei ad un tempo definito e non riconducibili ad una univoca realtà, ma a molteplici e individuali stati del sentire. Le fotografie sono realizzate con pellicole in bianco e nero e senza interventi di postproduzione e montaggio digitale.

Collaboratore per anni della rivista Jazzit, del Festival Internazionale della Chitarra Niccolo’ Paganini e del Parma Jazz Frontiere Festival, nel 2004 diventa socio fondatore dell’agenzia fotografica di cultura e spettacolo Phocus Agency.

Le foto di Pietro Bandini nascono quasi sempre da doppia esposizione, e da un procedere lento e misurato. Il modus operandi di Bandini permette così alle immagini di sovrapporsi fra loro e di compenetrarsi. Il gioco di evanescenze e trasparenze che ne deriva è di grande equilibrio e suggestione. Questo non confonde ma piuttosto favorisce la riflessione, che è rafforzata dalle libere e imprevedibili associazioni che magicamente Bandini riesce a cucire con la luce. Al parmense Bandini, pertanto, basta poco per dire molto. Gli bastano pochi elementi – come può essere la testa mozza di un manichino, una cartolina vergata sul retro, un mucchio di foglie secche – per narrare una qualche storia, per tessere la trama di un possibile racconto, per dar forma a un pensiero, o per dar corpo a un sentimento. La fotografia fortemente evocativa di Bandini allarga lo sguardo e la mente sull’altrove e suggerisce un mondo dietro l’apparenza, oltre il velo opaco del visibile. Spesso vediamo, nelle pellicole di Bandini, corpi nudi di donne senza identità occupare uno spazio indistinto, oppure teste di delicate ragazze emergere come in filigrana tra le scritte in corsivo di una cartolina. Sono archetipi che alludono sempre, in qualche modo, a dei significati universali, che spetta poi dischiudere all’occhio di chi guarda. A volte vediamo figure in dissolvenza, e l’immagine si fa sfocata, come se volesse sottrarsi alla nostra visione per ritornare nel nulla da cui è pur sempre scaturita. È proprio attraverso queste dissolvenze, nel gioco dialettico tra presenza e assenza, tra memoria e dimenticanza, che a pieni polmoni respira la poetica, evocativa e filosofica, di Bandini.





NATURA VIVA MA NON PER MOLTO
Fotografia analogica in b/n su pellicola in doppia esposizione senza postproduzione, cm 59.4 x 42, 2023
Testo di Michele Lasala

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