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Riccardo Tonti Bandini

Riccardo Tonti Bandini

Critico militante e curatore d’arte contemporanea, è docente all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Ha tenuto numerosi seminari in collaborazione con le Accademie di Roma, L’Aquila, Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Lecce, Venezia, Catanzaro, Foggia, Torino, Lodz (Polonia), Bratislava (Slovacchia). Ha collaborato con diverse istituzioni museali tra cui Palazzo Collicola di Spoleto, Fondazione Elpis, la Galleria Nazionale delle Marche. Dal 2018 al 2021 ha curato, con progettualità innovative, le edizioni del Premio Salvi, uno dei concorsi d’arte contemporanea più longevi d’Italia. Si interessa di politiche culturali, è stato vicepresidente della Fondazione Marche Cultura.



Il Tempo Senza Titolo

Nel costruire percorsi di condivisione tra culture diverse si può incontrare il merito di rappresentare una voce fuori dal coro. Nel costante esercizio del confronto, l’arte ha la forza e le capacità di edificarsi come linguaggio universale. Quella che condivide il nostro tempo e il nostro spazio, ha confini flessibili ed è definita contemporanea a seconda delle differenti egemonie politiche e culturali. Fino alla fine degli anni novanta si considerava come contemporanea l’arte del periodo postbellico, successivo al secondo conflitto mondiale; dopo il 2000 il confine avanza fino agli anni sessanta circa.

Oggi è convenzionalmente ritenuto che il 1989, l’anno della caduta del comunismo e l’inizio della globalizzazione dei mercati, sia il principio del un nuovo corso da cui far cominciare la contemporaneità dell’arte. Tuttavia questa convenzione appartiene ad una interpretazione della cultura occidentale, nel resto del mondo, in realtà, il confine tra modernità e contemporaneità ha altri punti di riferimento. In America Latina non vi è un punto di partenza chiaro perché creare una netta divisione tra moderno e contemporaneo vorrebbe dire conformarsi alle regole imposte dalla cultura d’occidente; in Cina il periodo contemporaneo inizia con la conclusione della Rivoluzione culturale e la nascita del Movimento Democratico, ovvero gli anni settanta del 900; in India con gli anni novanta. In Africa il riferimento è la fine del colonialismo (anni sessanta/settanta del 900), o gli anni novanta con la fine dell’apartheid in Sudafrica.
Il dibattito tra i teorici contemporanei si snoda attraverso categorie non ancora definite, con approcci contrapposti tra la contemporaneità intesa come stasi, come proseguimento postmodernista, e la contemporaneità intesa come frattura rispetto al postmodernismo a favore di un rapporto a più voci, non vincolato con la temporalità.


Indipendentemente dalla regione di provenienza, gli artisti hanno il bisogno di partecipare alla dialettica contemporanea. La percezione del proprio tempo diventa un elemento fondamentale per la ricerca poetica. Già nel 1863, Charles Baudelaire, ne Il pittore della vita moderna, saggio uscito nelle pagine de Le Figaro che ha contribuito a costruire le basi dell’arte moderna, scrisse che il pittore, o meglio l’artista in generale, doveva essere uomo del proprio tempo, una conditio sine qua non per essere contemporaneo. Appartenere al proprio tempo non significa definire tecnicamente la formalità della ricerca artistica, ma rappresenta uno stile di vita, una narrazione del contemporaneo.

Marc Fisher, nei primi anni duemila, nell’abbozzare la teoria dell’Overlook Hotel scrive (lo riporto in estrema sintesi) che il futuro della società contemporanea, la quale ha già intrapreso la via per l’estinzione, è nella continua celebrazione del passato. Basti pensare ai numerosissimi appuntamenti delle ricorrenze, decennali, centenari, cinquecentenari, etc... La società contemporanea vive un periodo di forte sofferenza, come se non riuscisse a produrre nuove attività intellettuali se non ripescando dal passato, da quel tempo già trascorso.
L’arte contemporanea si colloca nel tentativo di rompere un tempo omogeneo e vuoto, il suo agire dinamico è rivoluzionario, ancora una volta saranno gli artisti a salvare il mondo.

Bibliografia:
Giorgio Agamben, Che cos’è il contemporaneo?, Nottetempo, Roma, 2008.
Charles Baudelaire, Il pittore della vita moderna, Marsilio, Milano, 2002.
Claire Bishop, Museologia radicale. Ovvero, cos’è “contemporaneo” nei musei di arte contemporanea?, Johan&Levi editore, Azzate (VA), 2017.
Mark Fisher, Realismo capitalista, Nero Editions, Poznań, 2018.
Peter Osborne, The fiction of the Contemporary, in Anywhere or Nt At All. Philosophy of Contemporary Art, Verso, Londra-New York, 2013.
Paolo Virno, Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee, DeriveApprodi, Roma, 2002.

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