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Chen Shuozi

Chen Shuozhi, nata nel 1970, è un’artista che opera trasversalmente nei campi della musica e delle arti visive. Nel 1992 si è laureata presso il Conservatorio Xinghai di Guangzhou, proseguendo poi i suoi studi specialistici al Conservatorio Centrale di Musica, dove nel 1994 ha completato la formazione sotto la guida del noto pedagogo vocale Professor Li Xinchang. Successivamente ha perfezionato la sua formazione presso l’Università di Musica di Vienna.

Nel 2018 ha conseguito il dottorato in educazione artistica, e nel 2024 ha completato il programma di ricerca sull’arte tradizionale cinese e innovazione estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Tsinghua, seguendo il maestro Zuo Fengyi.

Nel 2025 ha tenuto la sua mostra personale “Note in movimento come pennellate” (Danqing Tiaodong de Yinfu) nella Philharmonie di Berlino, diventando la prima artista cinese a esporre in questo prestigioso spazio; in seguito è stata invitata a partecipare alla mostra online “Il suo mondo”. Le sue opere sono state selezionate per la Dubai World Art Expo, dove ha ricevuto il Dubai Art Award.

Chen Shuozhi è cofondatrice e curatrice del movimento Taotaoismo, oltre a essere educatrice vocale, soprano e pittrice contemporanea di acquerello cinese. È membro dell’Associazione dei Musicisti Cinesi e ricopre ruoli di consigliera presso l’Associazione Internazionale degli Artisti Cinesi.

L’opera pittorica Nessuna Immagine di Chen Shuozi si distingue per il suo linguaggio visivo di forte impatto e per il denso contenuto concettuale, configurandosi come una rilevante indagine contemporanea sul rapporto tra “forma” e “assenza di forma”. La tensione superficiale del quadro nasce dallo scontro violento tra cromie altamente sature: il blu e il rosso costruiscono una dialettica binaria di freddo e caldo, mentre l’intervento del verde e del bianco introduce fratture e varchi inattesi. Questa opposizione visiva non è meramente formale, ma diventa una struttura metaforica che allude a tensioni più profonde: tra esistenza e vuoto, ordine e caos.

Il titolo Nessuna Immagine porta con sé una pregnante risonanza della filosofia orientale. Nei testi taoisti e buddhisti, il concetto di “wu” (无) non designa un nulla assoluto, bensì una condizione di libertà ontologica che trascende l’attaccamento alla figurazione. Attraverso colature, trascinamenti e stratificazioni di colore, Chen Shuozi traduce tale idea in una strategia visuale, spingendo lo spettatore a non affidarsi a figure riconoscibili ma a percepire il ritmo cromatico e l’energia spaziale come accessi alla logica interna dell’opera. In questo senso, la sua pratica riecheggia il principio estetico orientale dell’ “immagine che nasce dal cuore” e dialoga con la tradizione modernista occidentale, in particolare con l’Action Painting di Jackson Pollock.

Tuttavia, Chen Shuozi non si limita a percorrere il tracciato dell’astrattismo occidentale. Attraverso sovrapposizioni cromatiche e fratture spaziali, ella costruisce un campo discorsivo al contempo permeato di meditazione zen e di contemporaneità globale. L’indeterminatezza e la tensione dell’opera diventano elementi costitutivi dell’esperienza estetica: lo spettatore è chiamato a confrontarsi con l’inesprimibile, generando senso nel processo stesso della visione, in linea con la prospettiva post-strutturalista della “fluidità del significato” e della “partecipazione del soggetto”. Nessuna Immagine va dunque interpretata non soltanto come opera pittorica astratta, ma come pratica metodologica interculturale. Essa fonde la nozione orientale di “assenza” e di “invisibile” con l’accento occidentale sulla processualità, sull’azione e sulla generatività percettiva, aprendo così a nuove possibilità: la pittura non come rappresentazione dell’immagine, ma come processo ontologico di generazione.

Nel contesto del dialogo artistico sino-italiano, l’opera di Chen Shuozi offre un riferimento originale: non solo risponde alle problematiche globali di identità, cultura e linguaggio, ma attraverso una pratica formale e concettuale interculturale, restituisce un’esperienza visiva che trascende i confini geografici e tocca una dimensione universale della percezione e dello spirito umano.





NESSUNA IMMAGINE
Colore su carta,
cm 65x65,
2024
Testo di Emanuele Gregolin

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