Fan Zhongyue
Fan Zhongyue si è laureata in scultura presso la Scuola di Architettura e Arti dell’Università di Dalian ed ha conseguito il Master in “Nuovi linguaggi artistici” presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È una giovane artista e curatrice. La sua pratica abbraccia diversi ambiti, tra cui scultura, fotografia e performance, con una ricerca che si concentra sul rapporto tra sviluppo urbano e tutela ambientale, rivelando una prospettiva unica nel linguaggio artistico. Attraverso performance interattive, mira a trasmettere una profonda riflessione sulla sostenibilità ecologica e sulla convivenza armoniosa tra uomo e natura. Con un approccio innovativo utilizza risorse già esistenti per costruire paesaggi destinati a scomparire, prefigurando e suscitando nello spettatore una consapevolezza critica verso le questioni ecologiche.
L’opera di Fan Zhongyue realizzata con polvere di marmo non è soltanto un esperimento materico, ma anche una riflessione profonda sull’estrazione industriale e sulla scomparsa della natura. Attraverso l’osservazione delle cave di marmo di Carrara, l’artista rievoca la propria città natale, Baotou, segnata dalla devastazione ambientale dovuta all’esaurimento delle risorse minerarie. Il marmo, tradizionalmente simbolo della scultura e dell’architettura, emblema della tensione umana verso l’eternità, viene qui ricondotto al suo stato primordiale di polvere: fragile, effimero, irrimediabilmente destinato alla dispersione.
Ispirandosi alla forma del giardino secco giapponese (karesansui), l’artista trasforma lo scarto industriale in un paesaggio meditativo, dando vita a un’esperienza visiva insieme solenne e malinconica. La polvere bianca, sospesa e depositata, modella montagne ormai svanite e, al contempo, simboleggia la casa distrutta dall’eccessivo sfruttamento delle risorse. Tale espressione richiama le parole dell’estetologo cinese Wang Wei della dinastia Qi del Nord: «La pittura insegna e trasforma, favorisce le relazioni umane, esplora il divino e l’invisibile, agisce come i classici e si muove insieme alle quattro stagioni». Qui si manifesta il concetto di yijing (意境) tipico della pittura di paesaggio cinese: il vero paesaggio non risiede soltanto nello spazio fisico, ma trova risonanza anche nel cuore dello spettatore.
Quest’opera ci induce a interrogarci: mentre l’uomo continua a sfruttare incessantemente le risorse naturali, non sta forse distruggendo anche la propria cultura e memoria? All’interno di una visione antropocentrica, non rischiamo di dimenticare l’ambiente stesso da cui dipende la nostra sopravvivenza? Non si tratta unicamente di una critica all’industria del marmo, ma di una più ampia e profonda indagine sul rapporto tra l’essere umano e la natura.
PORVERE
Porvere di marmo,
cm 300x300,
2024
Testo di Zheng Lu
