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Federico Federici

Federico Federici è un fisico e artista concettuale attivo nei campi della scrittura, della videoarte e delle installazioni. I suoi lavori sono stati pubblicati in riviste e antologie internazionali, tra cui 3:AM Magazine, Art in America, Diagram, Jahrbuch der Lyrik, The Shanghai Literary Review, The Manhattan Review e altre. Tra i suoi libri: Liner notes for a Pithecanthropus Erectus Sketchbook (2018); A private Notebook of Winds (2019); Biophysique Asémique (2021); Profilo Minore, a cura di Andrea Cortellessa (2021) e Ionic Log (2025).

La capacità di certi algoritmi di classificare le piante dalla sola analisi delle loro reazioni a particolari tipi di stress o stimoli impone una riflessione profonda sulla natura dell’apprendimento umano. All’interno di questa linea di ricerca, decisamente non convenzionale in ambito artistico, la scelta degli strumenti diventa una sfida tanto estetica quanto etica.

I recenti lavori di Federico Federici orientano l’indagine linguistica prendendo spunto dall’apprendimento delle macchine, sia nei contesti ormai consolidati della discriminazione tra segnali e della loro generalizzazione, sia in quelli più aperti dell’organizzazione e rielaborazione dell’informazione legati all’intelligenza artificiale. Federici mostra come l’interazione tra uomo e macchina possa acquisire un significato artistico specifico. Le modalità di tale interazione si configurano al contempo come opzioni e tipologie relazionali rispetto ai meccanismi di apprendimento automatico.

Le tematiche spaziano dalle scienze naturali alla teoria atomica, dall’informatica alla biologia. Federici mostra come le sequenze operative codificate dagli algoritmi, prerequisito fondamentale per l’analisi dei processi, innescano movimenti del segno che strutturano e alimentano il dominio epistemico di riferimento. Emergono dettagli sorprendenti come l’idea di un atomo esteso per milioni di anni luce o l’esplorazione asemica di interstizi al confine tra sovrapposizione e collasso nel mondo quantico. La narrazione di tali intuizioni è solitamente disposta in annotazioni marginali: nel lavoro di Federici, il sapere assume lo statuto di paratesto, a favore dell’emersione di una dimensione poetico-estetica da indagare a partire dai concetti di esperienza e materialità.

È quella che Hannah Arendt definisce la “dimensione dei mezzi puri” a venire in primo piano, in un’azione che tende all’immortalità, ma non all’eternità, in cui la scrittura si configura, in quanto azione, come mezzo rivolto a un fine. È proprio questa relazione mezzo-fine che la scrittura asemica, secondo Federici, assume e al contempo sospende, attraverso un lavoro sui segni che mira a sabotarne l’inclinazione al significare. Si tratta di un’impresa concettualmente problematica, radicale e, forse, prossima all’impraticabilità.





BINARY BRAIN INQUIRY
Collage, grafite, colla vinilica, matita, inchiostro su carta semi ruvida,
cm 21x29.5,
2024
Testo di Nils Röller

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