Liu Zeya
Liu Zeya, è nato nel 1993. Nel 2011 si è laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Hubei e nel 2015 ha conseguito il Master presso l’Accademia di Belle Arti di Guangzhou, sotto la guida del Prof. Shi Ping e del Prof. Li Quanmin. La sua opera grafica Il gatto dice è stata acquisita dal Lingnan Art Museum di Dongguan. Il fulcro della sua ricerca artistica risiede nell’indagine delle culture locali, nella salvaguardia delle tradizioni regionali e nella riflessione sulle problematiche identitarie dei giovani delle città non metropolitane, spesso privi di un forte senso di appartenenza di fronte all’impatto della civiltà materiale. Attraverso la rielaborazione e la riattualizzazione delle culture tradizionali, l’artista cerca di esplorare come la reinterpretazione del patrimonio possa diventare un mezzo per resistere all’erosione dell’identità individuale giovanile.
L’opera Serie Yongzhen – Ben Jiu San utilizza la tecnica batik come medium principale, fondendo il sapere artigianale tradizionale cinese con la sensibilità dell’arte contemporanea. Essa rivela l’approfondita esplorazione dell’artista nei confronti dei testi storici, della semiotica e della filosofia dell’esistenza. L’opera prende come riferimento centrale l’esagramma Ben del Libro dei Mutamenti (Yijing), costruendo un ponte tra l’antico simbolismo oracolare e il contesto attuale. L’immagine, dominata dal contrasto tra fondo blu e segni bianchi, si caratterizza per le tipiche crettature del batik, simili a tracce del tempo impresse sulla superficie dei simboli. L’insieme si presenta come una scrittura simbolica prossima agli ideogrammi arcaici (jia-gu-wen e jin-wen), concisa e misteriosa. La struttura verticale centrale funge da “asse mediano”, creando un’armonia tra alto e basso, destra e sinistra, rafforzando la dialettica insita nell’esagramma Ben: il rapporto tra ornamento e sostanza, tra forma e essenza. L’astrazione dei segni li trasforma in veicoli spirituali che trascendono la scrittura per assumere un valore iconografico universale.
Il batik, riconosciuto come patrimonio culturale immateriale, custodisce già in sé una memoria storica e regionale. La scelta di Liu Zeya di utilizzare questa tecnica non è soltanto un atto di recupero materiale, ma una riflessione sul tema della continuità culturale. L’intreccio fra casualità e controllo nelle crettature della cera si accorda perfettamente con la tensione espressa dall’esagramma Ben: l’equilibrio tra la magnificenza esteriore e la sobrietà interiore.
Attraverso una traduzione visiva, Liu Zeya trasforma l’astrazione filosofica dell’Yijing in un’esperienza estetica percepibile: il contrasto tra blu e bianco simboleggia purezza e perseveranza; la diffusione delle crettature allude al mutamento e alla permanenza delle vicende esistenziali; l’ordinamento dei segni rimanda alla ricerca dell’ordine e della continuità.
Con Serie Yongzhen – Ben Jiu San, Liu Zeya utilizza il linguaggio unico del batik per trasporre gli antichi responsi oracolari in forme visive contemporanee. L’opera diventa così una meditazione profonda su “forma e sostanza”, “mutamento e costanza”, “fine e inizio”. Lo spettatore del presente volume, posto di fronte ai segni e alle fratture del tessuto, può sperimentare una riflessione visiva che è insieme arcaica e attuale.
SERIE YONGZHEN - BEN JIU SAN
Batik,
cm 55x55,
2024
Testo di Emanuele Gregolin
