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Luigi Doni

Pittore e grafico, Accademico Ordinario dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, Luigi Doni nasce a Palaia in provincia di Pisa, nel 1947. Inizia la sua attività espositiva nel 1975 alla Galleria Il Ponte di Firenze, frequentando gli studi dei pittori Antonio Bueno, Alberto Sughi e Gianfranco Ferroni, ricevendo nel 1980 a Mantova, dalle mani di Renato Guttuso, il Premio Lubiam. Fra le varie mostre, in Italia e all'estero, in Gallerie private e spazi pubblici, si ricordano quelle a Palazzo dei Vescovi a Pistoia (1982), Palazzo Strozzi-Nuova Strozzina a Firenze (1982), Spanish Institute a New York (1989), Modern Art Museum a Houston (1990), Centre National d'Art Contemporain a Parigi (1993), Palazzo Reale a Milano (2007), LIV Biennale Internazionale d'Arte a Venezia (2011), Phoenix Art Exhibition (2017), First Invitational Exhibition for International Art of China a Chong Qing (2017), Beyond The Horizon Exibition from Italy e Italian Contemporary Art of cross-Cultural Vision a Phoneix (2018), Inspired by The Silk Road a Xia Men (2019) con l'opera La via della seta, poi acquisita dall'Accademia nazionale della Cina, National Art Museum a Pechino (2020), oltre alla partecipazione a Fiere d'arte (Bologna, Bari, Padova, Parigi, Basilea, Madrid, Colonia, Gent) e premi di pittura.

Sul suo lavoro hanno scritto, fra gli altri: Cristina Acidini, Luigi Baldacci, Andrea B. Del Guercio, Antonio Del Guercio, Mario De Micheli, Giovanni Faccenda, Maurizio Fagiolo Dell'Arco, Alfonso Gatto, Claudia Gianferrari, Pierfrancesco Listri, Mario Luzi, Giorgio Mascherpa, Dario Micacchi, Italo Mussa, Nicola Nuti, Tommaso Paloscia, Pierre Restany, Sergio Salvi, Edoardo Sanguineti, Pier Carlo Santini, Vittorio Sgarbi, Carlo Sisi, Franco Solmi, Marcello Venturoli.

L’opera Vasetto di Luigi Doni, realizzata con la tecnica della tempera su tavola, racchiude in una composizione essenziale una profonda riflessione filosofica. In apparenza vi è soltanto un vaso di terracotta posto davanti a uno sfondo puro, ma grazie all’intervento dell’artista l’oggetto quotidiano trascende la propria funzione, diventando simbolo di memoria, tradizione e significato spirituale.

Doni combina con maestria la trasparenza della tempera con la densità dell’olio, conferendo al vaso una materia fine e al tempo stesso solida. La luce soffusa non solo modella il volume dell’oggetto, ma proietta anche un’ombra lunga tra la parete e il piano d’appoggio. Questa ombra non è un semplice risultato fisico, ma diventa il “secondo soggetto” dell’opera: il vaso rappresenta la presenza materiale, mentre l’ombra allude a un’assenza trascendente. La tensione fra questi due poli suscita una meditazione profonda sull’essere e il nulla, sul corpo e lo spirito.

Il realismo del Vasetto non si limita alla pura riproduzione, ma si pone al servizio di un realismo contemplativo. Lo spettatore, fissando l’immagine, viene immerso in un’atmosfera meditativa. L’ampio spazio lasciato vuoto non è vacuità, ma luogo di dimora per lo spirito dell’osservatore, che nel silenzio percepisce lo scorrere del tempo e la costanza dell’esistere.

Nel contesto della storia dell’arte, il vaso costituisce un motivo classico della natura morta: da un lato richiama lo sguardo quotidiano di maestri come Morandi, dall’altro rivela la peculiare gravità classica e la profondità filosofica di Doni. Egli conferisce al vaso una sacralità quasi religiosa, trasformandolo in un’indagine metafisica sul tempo, sulla memoria e sull’esistenza.





VASETTO
Tempera e olio su tavola,
cm 30x35,
2024
Testo di Pengpeng Wang

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