Marco Rossi
Marco Rossi, nato a Treviglio nel 1987, ha frequentato il Liceo Artistico di Bergamo e l'Accademia di Brera a Milano dove si è laureato nel 2013 nel corso di Pittura. Dal 2010 inizia la sua vera e propria attività artistica, allestendo mostre personali, partecipando a collettive e premi in diverse città italiane.
La sua ricerca si muove trasversalmente tra diverse tecniche: disegni, dipinti, libri d’artista, installazioni, suoni, animazioni che si legano in un'unica, coerente, linea espressiva. Il tentativo è quello di restituire il movimento e il cambiamento interiore, la continua mutazione del proprio percorso esistenziale senza cadere nell’illustrazione e liberando le figure da qualsiasi obbligo descrittivo. Il reale viene fagocitato e riportato alla luce attraverso un linguaggio che spesso rivela la drammaticità di questa tensione.
La ricerca artistica di Marco Rossi si muove costantemente tra corpo e spirito, realtà e illusione, silenzio e grido. Le sue opere si configurano come una sorta di “scrittura visiva”, in cui le linee dal tratto grafico, le basi tonali grigio-bianche e i segni cromatici disseminati nello spazio rivelano la fragilità e la complessità dell’esistenza umana. L’immagine non persegue la fedeltà al reale, bensì trasforma il corpo in un veicolo simbolico, facendolo diventare superficie di manifestazione di emozioni, memorie e pensieri.
Nell’opera Golden Cage, lo spettatore si trova davanti a uno spazio oscuro ma intriso di tensione. Il campo visivo è costruito attraverso un forte contrasto chiaroscurale, mentre la figura al centro sembra imprigionata in un confine invisibile. Lo sguardo è sfuggente, la postura rigida e al tempo stesso esitante, come se interrogasse il limite tra libertà e costrizione. Sul fondo emergono punti cromatici isolati – il giallo acceso e l’azzurro freddo – che spezzano l’atmosfera oppressiva, come fenditure luminose. Essi diventano metafora del desiderio e della speranza, rivelando la presenza di impulsi vitali che non possono essere soffocati. La “gabbia” si configura quindi non soltanto come simbolo di prigionia, ma come spazio metaforico in cui si intrecciano interiorità e realtà.
In dialogo con quest’opera, Un attimo impensato si sviluppa attraverso carte e collage che evocano un’esperienza corporea sospesa. La figura isolata appare immersa in un ambiente instabile, quasi fluttuante nel vuoto. Il corpo è ricostruito tramite segni spezzati, abrasioni e residui, assumendo un aspetto ferito e incompleto. Tuttavia, questa imperfezione non è una mancanza, bensì un linguaggio poetico che sottolinea la transitorietà e la fluidità dell’esistenza. Il titolo stesso rimanda all’imprevedibilità: la vita è sempre attraversata da momenti inattesi, e l’arte diventa qui il dispositivo che cattura l’attimo effimero del divenire.
Le opere di Rossi mantengono la vocazione disegnativa e narrativa della tradizione pittorica italiana, ma al tempo stesso si inseriscono nella logica concettuale dell’arte contemporanea. Le grandi porzioni di vuoto e le tracce lasciate volutamente incomplete rivelano un’essenza esistenziale: l’identità e l’esperienza umana sono sempre in fase di generazione, fluttuazione e trasformazione. Attraverso questo linguaggio, Rossi non solo estende i confini del corpo e del simbolo, ma mette in scena, a livello filosofico, la dialettica tra libertà e vincolo, presenza e assenza.
Nel contesto del dialogo artistico tra Italia e Cina, la ricerca di Marco Rossi acquista un valore interculturale. Le sue opere non si radicano in una narrazione locale, ma affrontano le dimensioni universali dell’esperienza umana: solitudine, conflitto, desiderio e speranza. La sua pittura, intensa e poetica, rappresenta così una voce singolare e imprescindibile nell’attuale panorama dell’arte contemporanea.
GOLDEN CAGE
Tecnica misra su carta su tela,
cm 82x82,
2024
Testo di Pengpeng Wang
