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Maurizio L’Altrella

Maurizio L'Altrella è nato a Sesto San Giovanni, Milano, dove vive e lavora. Inizia la sua esperienza pittorica nel 2010, proponendo il suo lavoro a gallerie d'arte, curatori, critici e collezionisti. Oggi le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni private, collaborando con gallerie in Italia e all'estero. Le sue influenze e la sua ispirazione passano principalmente attraverso l'osservazione dei grandi maestri fiamminghi del '500' 600, Italiani, spagnoli e quelli del XIX e XX secolo tra cui Théodore Géricault, Eduard Manet, Caspar David Friedrich, William Turner, Francis Bacon, Lucian Freud, Gerhard Richter. 

Il suo sguardo è coinvolto in maniera importante ed il suo immaginario è fortemente influenzato anche da maestri contemporanei che si esprimono con altri tipi di media oltre quello pittorico, come Bill Viola, Pierre Huyghe, Philippe Parreno, Peter Greenaway, e molti altri. La musica è una componente fondamentale nelle sue creazioni.

La ricerca artistica di Maurizio L’Altrella affonda le sue radici nel fertile terreno della storia dell’arte, mantenendo al tempo stesso una costante attenzione al contesto contemporaneo. Tra figurazione e astrazione, memoria e visione, l’artista costruisce un linguaggio unico e personale, capace di aprire uno spazio estetico e concettuale che gli appartiene in maniera esclusiva. All’interno della sua forte espressività emerge sempre una profonda riflessione filosofica. Le sue opere non si limitano a essere costruzioni visive, ma si configurano come vere e proprie esplorazioni dell’anima: colori e pennellate si intrecciano e si scontrano sulla tela, generando una narrazione visiva sospesa tra tensione figurativa e suggestione astratta.

Come afferma l’artista stesso: “Nel mio viaggio il tutto si muove attraverso visioni oniriche, mitologiche e metafisiche. Indago su vuoti e pieni temporali, lo spazio e la materia effimera che lo compone. Non ho mai un ordine prestabilito, nella ricerca m’immergo nell’io profondo, dove le strade s’intrecciano inevitabilmente spinte dal sentimento e dal ricordo. Ogni elemento mantiene il suo valore intrinseco: posso solo ascoltare il mio cuore, nulla è lasciato al caso.”

Nel percorso artistico di L’Altrella, tutto scorre attraverso immagini oniriche, mitologiche e metafisiche. Egli indaga i “vuoti e i pieni del tempo”, riflette sulla natura effimera dello spazio e della materia, e attraverso il gesto pittorico raggiunge le profondità del sé. Privo di un ordine prestabilito, il suo lavoro nasce dal richiamo dell’inconscio, alimentato da memoria ed emozione. È proprio questa metodologia a conferire alle sue opere un carattere di apparente casualità, che tuttavia conserva una necessità interiore.

Ne è un esempio l’opera Non ci lasceremo mai, in cui il motivo del teschio non è ridotto a semplice simbolo della morte, ma diventa, attraverso la dinamica delle pennellate e il gioco di luce e ombra, una soglia tra esistenza e nullificazione. Il contrasto chiaroscurale e le vibrazioni cromatiche generano una tensione continua: vita e dissoluzione, materia e spirito, distruzione ed eternità si intrecciano nello stesso spazio. Il teschio non rappresenta un epilogo, ma un varco speculativo. L’arte di L’Altrella non cerca la perfezione formale, ma si confronta con le domande più profonde dell’esistenza. Le sue figure sembrano fluttuare nello spazio-tempo, insieme pesanti e leggere, distruttive e germinative. Ogni elemento mantiene il proprio valore intrinseco, contribuendo alla composizione di un campo spirituale guidato da intuizione ed emozione.

Nel contesto dell’arte contemporanea, L’Altrella recupera il valore simbolico della tradizione classica, ma lo rielabora con un linguaggio attuale. Le sue opere si offrono come strumenti meditativi, capaci di condurre lo spettatore a confrontarsi con la fragilità e il mistero della vita, e di aprire un varco verso il dialogo tra visibile e invisibile, finito e infinito, nella ricerca di un percorso che conduca al cuore stesso dell’esistenza.





NON CI LASCEREMO MAI - INTERFERENZA
Olio su tela,
cm 50x40,
2024
Testo di Pengpeng Wang

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