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Olinsky

Olinsky, nome d'arte di Paolo Sandano, è un artista fittizio nato nel 1886 in Slavonia, la cui biografia è una creazione dell'artista, che lo immaginava come un nomade con una vita artistica travagliata, culminata nel suo "rinnegamento" dell'arte occidentale dopo l'incontro con il Topolino di Disney nel 1946. Le sue opere, che spaziano da cicli accademici e arcadici a reinterpretazioni disneyane dell'arte del '900, sono state esposte in diverse gallerie e contesti culturali e sono state oggetto di studi critici e mostre.

L'identità fittizia di Olinsky e la sua pratica pittorica sono sempre percorse da una sottile tensione. Orfanello ne rappresenta una manifestazione esemplare. Sulla tela appare innanzitutto un paesaggio dal sapore pastorale: catene montuose che si estendono all'orizzonte, nuvole in movimento, tocchi di verde disseminati nello spazio. Sullo sfondo, tuttavia, gli edifici assumono forme deformate e ironiche — torri a forma di caffettiere e silos — che accostano in maniera straniante l'immaginario arcadico ai simboli della vita moderna.

In questo scenario quasi bucolico si staglia, in primo piano, una figura filiforme di cartone animato che avanza a grandi passi. La sua morfologia è chiaramente derivata dalla simbologia visiva disneyana: arti allungati, guanti tondeggianti, un atteggiamento gioioso e dinamico. Eppure questa figura porta con sé un fagotto, segno di un viaggio solitario che richiama e simboleggia il titolo dell'opera, Orfanello. L'“orfano” non va inteso soltanto come un'identità narrativa, ma anche come metafora della frattura vissuta dall'arte a metà del Novecento: sospesa tra modernismo e cultura di massa, tra arte “alta” e simboli del consumo, l'identità creativa dell'artista si trova a vagare come un orfano privo di radici.

La tecnica di Olinsky conserva la profondità e la maestria della pittura paesaggistica accademica, ma allo stesso tempo introduce oggetti quotidiani utilizzati in modo fantasioso (come le posate conficcate nel terreno) e figure cartoonistiche, fratturando radicalmente i confini tra “arte alta” e “arte bassa”. Questa narrazione a collage non possiede soltanto una dimensione ironica, ma anche una valenza critica: la storia dell'arte non appare più come un continuum lineare, bensì come un teatro costruito da frammenti, appropriazioni e slittamenti.

In questa prospettiva, Orfanello rappresenta al contempo un “tradimento” e una rinnovata eredità della tradizione artistica occidentale. Il realismo del paesaggio e l'equilibrio compositivo attestano la padronanza dei modi classici, mentre la figura disneyana e gli oggetti paradossali ne realizzano la decostruzione. La forza dell'opera risiede proprio in questa contraddizione: essere al tempo stesso dentro e fuori la tradizione.

Orfanello ci ricorda che lo stato di “orfanità” dell'arte contemporanea non costituisce una mancanza, ma la sua logica generativa. Attraverso la figura dell' “orfano”, Olinsky rivela la condizione di un'arte e di una cultura che, nella società moderna, continuano a vagare, a perdere radici, ma anche a produrre incessantemente nuove possibilità creative.





ORFANELLO
Olio su tela,
cm 30x20,
2024 
Testo di Pengpeng Wang

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