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Yan Chengbin

Yan Chengbin, nato nel 1977, si è laureato nel 2003 presso l’Accademia di Belle Arti dell’Università Tsinghua, ottenendo il titolo di bachelor. Nel 1999, con il miglior punteggio nazionale complessivo, è stato ammesso al Dipartimento di Scultura della stessa accademia. Attualmente è membro dell’Associazione Internazionale degli Artisti in Francia, vicepresidente dell’Alleanza dell’Arte Astratta Cinese a Pechino, membro del Comitato di Scultura della Società Cinese di Arti e Mestieri, membro del collettivo artistico pechinese “180 Art Society”. Inoltre, ricopre il ruolo di tutor nel “Laboratorio di Ingresso agli Esami” dell’Accademia di Belle Arti di Tsinghua ed è uno dei principali membri della giuria del “Premio Penna d’Oro del Circolo delle Belle Arti Cinesi”. È anche riconosciuto come uno dei più importanti docenti di disegno e colore negli esami di ammissione all’Accademia di Belle Arti di Tsinghua. Attualmente vive e lavora a Pechino.

Nel 2002, la sua scultura Catena di ferro blu e bianca è stata acquisita dall’Università Tsinghua. Dal 2003 al 2010 si è dedicato all’insegnamento artistico di base; dal 2011 al 2014 si è concentrato sulla pittura a olio contemporanea, sia nella ricerca sia nella pratica. Nel 2014, una delle opere della serie Piazza delle Vacanze è stata selezionata per la collettiva La discesa degli dèi, organizzata congiuntamente dalla Galleria Rivelli in Italia e da Pechino. Dal 2015 al 2023 ha continuato a contribuire alla formazione propedeutica e alla preparazione dei docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Tsinghua, proseguendo parallelamente la sua ricerca e produzione nell’arte contemporanea.

Artista con un background che unisce scultura e pittura, Yan Chengbin lavora attraverso diversi linguaggi, radicandosi nella tradizione accademica ma esplorando al tempo stesso i sentieri sperimentali dell’arte contemporanea. Le sue opere sono entrate in collezioni istituzionali e hanno trovato spazio in mostre sia in Cina che all’estero.

Nel contesto dell’arte contemporanea, la serie Qiwu – Miraggio di Yan Chengbin apre, con un linguaggio visivo fluido e quasi evanescente, una nuova riflessione sul pensiero di “Qiwu”. La superficie pittorica presenta trame simili a onde d’acqua, punteggiate da bolle; la tavolozza, tra lilla, grigio-azzurro e rosa, evoca al contempo un senso di rarefatta freddezza e di morbida, calda nebulosità. Su scala macroscopica, l’opera sembra un intreccio di polvere cosmica, nebulose e vapori; su scala microscopica, richiama cellule, cristalli o processi di generazione organica. Ne scaturisce un’esperienza visiva dai confini sfumati, che non appartiene né a un paesaggio naturale in senso stretto, né al puro formalismo astratto.

Il concetto di “Qiwu”, tratto da Zhuangzi, indica che tutti gli esseri sono in essenza privi di superiorità o inferiorità, e si trovano in uno stato di uguaglianza e commistione. Yan Chengbin traduce questa idea attraverso la rinuncia a una composizione centralizzata, dando vita a uno spazio “omogeneo”: colori e forme si distribuiscono uniformemente sulla tela, senza un protagonista o un fuoco visivo assoluto. Lo sguardo dello spettatore si muove liberamente sulla superficie, scoprendo ovunque dettagli sottili, così come nel pensiero di Zhuangzi la nozione di “eguaglianza degli esseri” libera dalle dicotomie.

Il termine “Miraggio” del sottotitolo richiama il fenomeno dell’oasi illusoria, una visione creata dalla rifrazione della luce. La texture e la brillantezza dell’opera generano un effetto di “presenza-assenza”: le particelle puntiformi appaiono come gocce di rugiada pronte a solidificarsi, che però nell’istante successivo sembrano dissolversi nel vuoto. Questa incertezza visiva suggerisce che ciò che percepiamo non è un’entità stabile, bensì un’immagine in perenne mutamento. A livello filosofico, l’opera risponde così all’indeterminatezza dell’esistenza e alla relatività della percezione.

L’atmosfera creata dall’artista trasforma l’esperienza estetica in un processo non solo immersivo ma anche riflessivo sulle scale e sulle dimensioni. La tela può essere interpretata sia come una miniatura dell’universo infinito, sia come una mappa della vita microscopica. Questo gioco intertestuale tra micro e macro è al tempo stesso un’interpretazione visiva del pensiero di “Qiwu” e un richiamo alle conoscenze scientifiche contemporanee. L’artista sembra ricordarci che stelle e molecole non sono entità separate da un confine assoluto: a livello percettivo, esse appaiono come differenti manifestazioni di una stessa realtà, non come gradi gerarchici.

Parallelamente, la pittura utilizza strati sovrapposti di colore che producono una consistenza fluida, simile a quella del liquido in movimento. Le particelle sferiche creano un’illusione tattile, come se la tela respirasse. Lo spettatore, attratto dalla leggerezza e dalla morbidezza cromatica, sperimenta anche una sottile tensione dovuta all’accumulo dei dettagli, in un equilibrio tra quiete e inquietudine.

Con la serie Qiwu, Yan Chengbin ricostruisce la relazione tra uomo e mondo. Nel contesto della globalizzazione e della tecnologia, l’esperienza visiva è spesso frammentata e accelerata; Miraggio, invece, attraverso la sua forma ambigua e fluida, invita a rallentare il ritmo percettivo, a riflettere nuovamente sull’uguaglianza e sulla natura illusoria dell’esistenza.





SERIE QIWU - MIRAGGIO
Olio su tela,
cm 150x120,
2024
Testo di Emanuele Gregolin

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