top of page

Zou Jiahao

Zou Jiahao, nato a Huzhou (Zhejiang) nel 1993, è un artista indipendente che attualmente vive e lavora a Jingdezhen e Wuzhen. Negli ultimi anni ha partecipato attivamente a numerose mostre nazionali e internazionali: nel 2024 è stato selezionato per China Youth Art 100; nel 2023 ha preso parte alla mostra internazionale di ceramica “Mud and Fire Dimension” presso il Wenzhou Times Art Museum; nel 2022 ha esposto al “Mingzhou Wentao” International Ceramic Exhibition presso il Museo Portuale della Cina; nel 2021 ha partecipato alla Biennale d’Arte “The Spirit of Porcelain” a Jingdezhen. In precedenza, nel 2019 le sue opere sono state invitate a una mostra itinerante presso il Museo Nazionale di Storia di Frederiksborg (Danimarca), il Museo del Vetro Antico di Croazia e lo Zappeion di Atene (Grecia); nel 2018 ha esposto allo Yun Art Center di Shanghai e all’Africa Museum di Johannesburg (Sudafrica); nel 2017 ha partecipato a una mostra presso il Museo di Letteratura e Storia del CPPCC in Cina.

Le sue opere fanno parte di importanti collezioni, tra cui il Museo dell’Università di Medicina Tradizionale Cinese di Jiangxi (2022), il Museo Portuale della Cina a Ningbo (2022), il Museo della Ceramica Cinese (2022, 2016), il Museo Nazionale d’Arte della Cina (2020) e il Museo d’Arte di Jingdezhen (2017).

Nella pratica artistica di Zou Jiahao, l’intreccio tra vetro ed esperienza vitale costituisce un filo conduttore essenziale. Le sue opere indagano costantemente la dimensione duplice di “materia–vita”, non limitandosi agli aspetti tecnici del vetro, ma approfondendo le strutture emotive e spirituali dell’essere umano. La serie Padre e Figlio ne rappresenta un esempio emblematico.

L’opera si presenta come un vaso rovesciato: la parte superiore, piena e compatta, ricorda un grembo o un frutto, al cui interno emergono trame complesse; dalla parte inferiore si estende un lungo elemento trasparente e sinuoso, simile a un cordone ombelicale, a radici o a tentacoli. Questa struttura formale, basata sul dialogo tra parte alta e bassa, richiama immediatamente le associazioni legate alla generazione della vita, alla trasmissione del sangue e alla relazione tra padre e figlio. Il contrasto tra pesantezza e leggerezza, solidità e fragilità, intensifica la tensione visiva, conferendo all’opera un senso di crescita e flusso anche nella sua immobilità.

Zou Jiahao unisce sapientemente tessuti organici e vetro: la loro fusione non è solo un accostamento materiale, ma un’integrazione concettuale. Tradizione e contemporaneità, forza e vulnerabilità, protezione e dipendenza coesistono in un unico corpo scultoreo. Questa metafora materica supera i limiti del vetro come semplice utensile funzionale, trasformandolo in veicolo simbolico di relazioni ed emozioni.

L’opera è sospesa alla parete e, sotto la luce, il vetro proietta un’ombra sinuosa. L’ombra non è un elemento accessorio, ma parte integrante della narrazione complessiva: rappresenta la catena spirituale tra “padre” e “figlio”, difficile da spezzare e in continua estensione. Questa proiezione amplifica i confini fisici dell’opera, espandendola nello spazio come campo emotivo più profondo.

In Padre e Figlio riaffiora la narrazione delle relazioni familiari, stimolando lo spettatore a riflettere su come l’individuo trovi il proprio posto nella linea di sangue e su come l’esistenza si perpetui tra continuità e frattura. L’opera non si limita a evocare l’amore paterno-filiale, ma affronta un tema filosofico più ampio: la generazione e l’interdipendenza. La vita non è mai un’entità isolata, ma sopravvive e si rigenera attraverso legami fragili e al tempo stesso indissolubili.

Con un linguaggio formale essenziale ma potente, Zou Jiahao trasforma le proprietà fisiche dei materiali in metafore di natura emotiva e filosofica. Nell’intreccio tra durezza e fragilità, le sue opere non solo rappresentano il rapporto tra padre e figlio, ma si estendono a una riflessione universale su vita, eredità ed esistenza.





PADRE E FIGLIO
Placenta umana, formalina, vetro,
cm 25x25x100,
2024
Testo di Emanuele Gregolin

Trudu-m.jpg
bottom of page