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Zhang Pei

Fotografa concettuale, utilizza la fotografia come mezzo per esplorare i confini dell’arte e le sue molteplici dimensioni nella realtà sociale. Le sue opere si concentrano sull’autenticità della società contemporanea, osservando in profondità, attraverso l’obiettivo, la relazione tra l’individuo e il contesto sociale. Zhang Pei ha maturato un’esperienza estremamente ricca sia nella teoria che nella pratica fotografica. Per lei, la fotografia non è solo un’espressione artistica, ma anche una forma di critica sociale. Attraverso il suo obiettivo, invita il pubblico a cogliere le molteplici sfaccettature del mondo reale, stimolando una consapevolezza più profonda della società, della natura umana e di sé stessi, anche attraverso l’estetica.



Tra il vedere e l’essere visti: riflessioni sull’arte contemporanea Cina-Italia

La prima cosa che la fotografia mi ha insegnato è che il “guardare” non è mai neutrale. Crediamo di osservare il mondo, ma in realtà, molto più spesso, è nel mondo che cerchiamo noi stessi. Leggendo l’Annuario d’Arte Contemporanea Cina-Italia, questa relazione tra il vedere e l’essere visti si riattiva: non si tratta semplicemente di una pubblicazione che mostra opere d’arte, ma di uno specchio che riflette il modo in cui le due culture, cinese e italiana, si rispecchiano reciprocamente nel contesto contemporaneo.

La fotografia è un’arte del tempo, mentre l’Annuario è un contenitore temporale in senso più ampio. Raccoglie le creazioni di cinquanta artisti provenienti dalla Cina e dall’Italia, condensandole in un archivio visivo che supera le barriere geografiche e linguistiche. A mio avviso, questo archivio non registra soltanto le forme dell’arte, ma conserva anche la "temperatura" mentale degli artisti. Ogni immagine, ogni opera, è un frammento di tempo - alcune nascono da uno sguardo rivolto al reale, altre da una visione interiore o spirituale. Ma nell’Annuario, questi frammenti vengono riorganizzati in un sistema narrativo multidimensionale, che libera l’arte dai limiti del luogo espositivo e la inserisce in una memoria culturale più ampia. È una forma d’arte espansa: l’arte non è più soltanto l’oggetto dello sguardo, ma la struttura stessa del guardare.

Ho sempre pensato che il valore più profondo della fotografia risieda nella capacità di mostrare l’universalità nella differenza. In questo Annuario ritrovo quello stesso spirito: gli artisti cinesi, attraverso simboli, spazi e linguaggi corporei, esplorano la tensione tra esperienza individuale e realtà sociale; gli artisti italiani, invece, mediante materia, luce e composizione, riflettono sull’esistenza e sulla dimensione umanistica dell’essere.

Queste differenze non generano distanza, ma creano un nuovo equilibrio. L’immagine diventa una lingua comune, capace di superare la parola e di toccare direttamente la percezione. In questo dialogo visivo interculturale scopriamo che, al di là delle diversità di contesto, gli interrogativi che gli artisti affrontano - tempo, memoria, identità, verità - sono sorprendentemente simili. Questo processo di traduzione visiva mi porta a ripensare l’essenza stessa della fotografia: l’immagine non è una riproduzione, ma una connessione. Collega due prospettive culturali e, insieme, mette in relazione realtà e ideale, individuo e società.

Come fotografa, rifletto spesso sul significato di “realtà”. Nell’attuale flusso incessante di immagini, è sempre più difficile distinguere tra il vedere e il credere. Molte opere incluse nell’Annuario mi costringono a confrontarmi nuovamente con questa domanda. Alcuni artisti, attraverso il linguaggio documentario, rivelano le contraddizioni e le ferite sociali; altri, attraverso costruzioni concettuali, conducono l’immagine verso livelli simbolici e metaforici. Tutti, però, affermano una verità comune: la verità dell’arte non è la rappresentazione oggettiva, ma la rivelazione soggettiva. Il compito dell’artista non è parlare al posto della realtà, ma rendere visibile il silenzio. Questa è, per me, l’etica dell’immagine - non una questione di stile estetico, ma di responsabilità: come rimanere sensibili e onesti in una realtà complessa, come far sì che l’immagine diventi un modo di pensare e non soltanto un oggetto di consumo visivo.

Quando un’opera viene stampata su carta o pubblicata online, si libera dallo spazio della mostra e acquisisce una nuova forma di vita. La doppia esistenza — cartacea e digitale - dell’Annuario d’Arte Contemporanea Cina-Italia rende possibile questa visione continua. Il lettore non è più un osservatore passivo, ma un partecipante attivo: nel leggere, confrontare e riflettere, partecipa alla riproduzione del significato dell’arte. Questa modalità di diffusione senza confini trasforma l’arte in una memoria pubblica condivisa.

Credo che proprio qui risieda il valore più grande dell’Annuario: consente all’influenza dell’arte di estendersi oltre il presente, di continuare a trasformarsi e a essere riscoperta nel tempo. L’arte non appartiene solo allo spazio della mostra, ma al flusso del pensiero che attraversa il tempo.

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